di Maria Scorzo, Psicologa-Psicoterapeuta e operatrice di Training Autogeno

Con il termine di training autogeno, H. Schultz, il suo fondatore, definì un metodo di auto distensione da concentrazione psichica, che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche.

La parola “training”, che in inglese significa allenamento, in questo specifico caso, vuol dire apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva, particolarmente studiati e concatenati allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare e dell’equilibrio neurovegetative dello stato di coscienza della persona che li pratica.

“Autogeno” significa, invece, “che si genera da sé”: ciò differenzia questo metodo dalle tecniche auto ipnotiche, le cui realizzazioni somatopsichiche sono attivamente indotte dal soggetto o dal terapeuta. In conseguenza dell’apprendimento di questo nuovo ed insolito atteggiamento, si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia o di stress.

Il training autogeno di Schultz può essere applicato sia a livello individuale che gruppale, sia in pazienti con disturbi di un qualche tipo, sia in soggetti che non presentano alcuna sintomatologia. Può essere utilizzato in molteplici e diverse situazioni poiché agisce a differenti livelli:

  • a livello fisiologico, favorendo un riequilibrio del Sistema Nervoso vegetativo ed endocrino, entrambi strettamente connessi ai vissuti emotivi;
  • a livello fisico, migliorando lo stato di benessere e di salute generale;
  • a livello psicologico, aiutando a ristrutturare le proprie reazioni emotive e migliorando alcuni vissuti psicologici.

Il Training Autogeno nasce originariamente in campo clinico psicologico e psicosomatico per affrontare problematiche quali disturbi funzionali e somatizzazioni di tipo neurovegetativo (cefalee, tachicardie, problemi circolatori e respiratori, disturbi digestivi), fobie, disturbi d’ansia, tic, balbuzie e disturbi del sonno.

Questo metodo è stato introdotto per la prima volta da Schultz, psichiatra tedesco degli anni Trenta del secolo scorso, partendo dallo studio sistematico delle applicazioni dell’autoipnosi. Shultz pubblicò nel 1932 la prima edizione dell’opera “Il Training autogeno” in cui descrive il suo metodo.   

Per l’esecuzione del Training Autogeno è opportuno un ambiente tranquillo, non troppo caldo né troppo freddo, scarsamente illuminato, allo scopo di diminuire le stimolazioni esterne.

Un fattore importante da tenere in considerazione è la postura del soggetto: si tratta di trovare una posizione per il corpo più adeguata possibile per evitare qualsiasi fattore di tensione muscolare e tale da facilitare il raggiungimento della maggior passività possibile. Una poltrona comoda e accogliente può essere molto utile allo scopo: le gambe non devono essere incrociate e le mani non si devono toccare fra loro; ciò per evitare che le stimolazioni tattili possano inibire questo smorzamento degli stimoli a cui si tende.

Il soggetto deve disporsi mentalmente a un atteggiamento di calma.

Il Training Autogeno inizia con una serie di esercizi accompagnati da formule. Quello che si rende indispensabile è un atteggiamento di lasciar accadere, poiché, è bene ricordarlo, “autogeno” significa “che si auto genera”.

Questo training si divide in due gruppi di esercizi: ciclo inferiore e ciclo superiore. Gli esercizi del ciclo inferiore sono volti al raggiungimento della capacità di abbandonarsi all’ascolto passivo del corpo, mentre quelli superiori sono deputati all’ascolto passivo della psiche.

Generalmente al termine di ciascuna sessione viene chiesto al soggetto un breve feedback riguardo all’esperienza appena conclusa.

Lo stato di autogenia si raggiunge con l’allenamento costante e la volontà di allenamento è un fattore importantissimo. Soggetti che praticano regolarmente il training autogeno riferiscono sempre minor dispendio di energia, dato che gli esercizi stessi sono di breve durata.

Grazie a questa pratica. si producono delle modificazioni che permettono una regolarizzazione di funzioni vitali e uno scaricamento delle tensioni.

È generalmente indicato per problematiche legate all’insonnia e per tutte le manifestazioni dolorose acute, nonché per la predisposizione al sonno.

È una tecnica molto utile anche in campo sportivo: si va, infatti, dal miglioramento delle prestazioni ad una maggiore resistenza fisica.

Come tutti gli allenamenti e i trattamenti, anche il Training Autogeno presenta delle controindicazioni: per esempio, resta sconsigliato nelle patologie depressive e psicotiche e nelle fasi acute delle cardiopatie.

Per informazioni inviare una mail a:

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