Prima di parlare di cyberbullismo dobbiamo necessariamente fare qualche cenno al bullismo tout court.

Con il termine “bullismo” intendiamo una particolare manifestazione di aggressività con specifiche caratteristiche che la contraddistinguono da atti di prepotenza generici: è presente, infatti, una peculiare intenzionalità; gli atti aggressivi perpetrati sono finalizzati ad arrecare un danno alla vittima; c’è persistenza; infatti, gli atti dei bulli perdurano nel tempo, non si tratta di un singolo atto di violenza; c’è asimmetria nella relazione, ovvero, uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce.

Il bullismo può assumere diverse forme, a seconda del modo in cui viene esercitato il potere e delle conseguenze che causa alla vittima: c’è il bullismo fisico (per esempio, pugni, aggressioni, spintoni), il bullismo verbale (per esempio, insulti, minacce e derisioni) e il bullismo online (ad esempio, cyber bullismo o diffusione di informazioni imbarazzanti sui social media).

Con il termine cyberbullismo intendiamo la manifestazione in rete del fenomeno del bullismo. Le azioni aggressive e intenzionali sono realizzate, dunque, mediante strumenti elettronici (invio di sms, foto, video, e-mail) il cui obiettivo è quello di provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi.

Cosa lo differenzia da manifestazioni isolate di aggressività “da tastiera”? Il preciso scopo di isolare uno o più minori individuati come bersaglio, un serio pregiudizio verso la persona connotato da una certa gravità.

Si potrebbe ipotizzare che il cyberbullismo possa essere una delle tante manifestazioni del bullismo, in realtà, le potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione lo rendono un fenomeno nuovo.

Quali differenze possiamo riscontrare tra i due fenomeni?

In gran parte degli episodi di bullismo esiste una relazione tra il bullo e la vittima: di solito si conoscono perché frequentano la stessa scuola o abitano nello stesso quartiere, mentre nei fenomeni di cyberbullismo ad interagire possono essere perfetti sconosciuti, legati soltanto da un legame virtuale attraverso nomi utente e avatar. A tale caratteristica si collega il fatto che in rete si abbattono le limitazioni di tempo e spazio poiché in un mondo sempre più connesso la vicinanza fisica si annulla. La particolare disinvoltura nell’utilizzo del mondo virtuale e la facilità con cui poter accedere a svariati servizi online, insieme alla mancata percezione dei rischi e delle conseguenze, potenzialmente anche gravi, delle azioni virtuali, possono indurre a comportamenti che nella vita reale non sarebbero stati assunti.

Data la pericolosità e l’estensione del fenomeno, il cyberbullismo è stato oggetto di un apposito emendamento: la Legge 71/2017, tramite la quale si è cercato di introdurre misure di prevenzione e contrasto alle condotte bullizzanti.
In ambito scolastico, è stato attribuito al Ministero dell’Istruzione il compito di adottare linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo nelle scuole promuovendo la formazione del personale e il coinvolgimento degli studenti in iniziative di sensibilizzazione e sostegno dei minori coinvolti sia come vittime che come autori di condotte aggressive.
Inoltre, è prevista l’individuazione presso ogni istituto scolastico di un referente di tutte le iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno, iniziative che si possono concretizzare in percorsi di educazione alla legalità e all’uso consapevole e rispettoso della rete internet e delle nuove tecnologie.