di Dott.ssa Barbara Calcinai Psicologa – Psicoterapeuta

Spesso utilizziamo interscambiabilmente parole come paura, preoccupazione e ansia, ma in realtà esse indicano emozioni diverse anche se affini: la paura è il risultato della percezione di un pericolo reale, che può essere imminente; mentre la preoccupazione è legata ad eventi circoscritti e specifici, che possono avverarsi nel presente o nel futuro e che temiamo per una qualche ragione. L’ansia è una risposta psicofisica che può anche non riferirsi a situazioni reali: essa consiste nell’allerta dell’organismo in vista di un evento che si ritiene possa mettere a repentaglio la nostra indennità fisica o psichica. Le cause dell’ansia sono multifattoriali e varie, quindi concernono fattori biologici, psicologici, relazionali e sociali.

L’ansia nei bambini si presenta con una sintomatologia fisica peculiare: battito cardiaco accelerato; aumento della sudorazione e difficoltà a respirare; sensazione di perdere i sensi; nausea; mancanza di appetito, mal di pancia e mal di testa possono essere tutti sintomi dello sviluppo di un disturbo d’ansia, se si presentano con grande frequenza e in correlazione di specifici eventi o momenti della giornata. I disturbi legati all’ansia nei bambini si manifestano con una sintomatologia diversi nell’arco dello sviluppo. Per esempio, nei bambini molto piccoli è frequente riscontrare disagi relativi all’alimentazione o problemi legati all’addormentamento, al distacco dai genitori o difficoltà linguistiche, tipo la balbuzie. Quando i bambini iniziano il ciclo scolastico, invece, i disturbi d’ansia possono presentarsi in relazione alla scuola stessa: paura per la performance scolastica, difficoltà a stare attenti, preoccupazione per il voto che si otterrà, o anche timore di sbagliare i compiti in classe e di fare scena muta nelle interrogazioni, possono far emergere ansia e stress nei bambini più fragili. In adolescenza, possono invece presentarsi attacchi di panico, agorafobia, ansia sociale e da prestazione, sentimenti depressivi, tic ecc.

I comportamenti dei genitori possono influire sulle reazioni ansiose dei loro figli.? Sì, hanno un’influenza più o meno significativa nello sviluppo di un disturbo ansioso nei figli. Lo stile educativo che adottano può impattare notevolmente sulle risposte del bambino agli eventi su come li percepisce. E’ possibile modificare lo stile educativo dei genitori tramite parent training e supporto; lo stile educativo, infatti, dipende da vari fattori di cui spesso i genitori stessi non sono consapevoli (per esempio, la storia familiare, la disciplina utilizzata nelle famiglie d’origine, la storia di vita, le esperienze pregresse che hanno vissuto e il valore che loro gli attribuiscono ecc.)

Gli stili educativi dei genitori più legati allo sviluppo dell’ansia nei figli sembrano essere:

1) Lo stile Assolutista, che non lascia spazio ai figli per decidere di testa loro e dunque non gli permette di fare esperienza della frustrazione e del fallimento che derivano dall’errore, ma che sono importanti per imparare a regolare il proprio mondo emotivo.

2) lo stile Permissivo, in cui, al bambino viene permesso di poter fare ciò che vuole.  Crescere in un ambiente senza regole e senza limiti, produce nel bambino la sensazione di essere lasciato a se stesso e di non meritare amore e accudimento, quasi non fosse realmente parte della famiglia. In questo modo, il bambino non imparerà a confrontarsi con le regole, perché non ne ha mai avute, ma non saprà neanche controllare i propri impulsi, perché non avrà imparato.

Lo stile autorevole si presenta come quello meno legato allo sviluppo di un disturbo ansioso perché utilizza regole chiare e semplici da comprendere, che il bambino che potrà eseguire con facilità, sperimentando anche un adeguato livello di frustrazione se le vorrà contravvenire, ma percependo in ogni caso di essere costantemente protetto e contenuto dai genitori, che sapranno farsi rispettare e amare nello stesso tempo. Le regole comportamentali che i genitori stabiliscono devono essere poche, coerenti e comprensibili, adeguate all’età e alla fase di sviluppo del figlio; inoltre, affinché il bambino comprenda di poter contare su dei punti di riferimento sicuri, è opportuno che la coppia genitoriale adotti il medesimo stile educativo.

Bibliografia:

Fondamenti di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, a cura di Vincenzo Guidetti, Il Mulino.