Famiglia” è una parola che tutti conosciamo e a cui intuitivamente riusciremmo a dare una definizione sommria. Qui partiamo dalla definizione offerta da Lingiardi e colleghi (2015) sulla famiglia naturale:

“La famiglia naturale, o tradizionale, cioè la famiglia coniugale – nucleare- eterosessuale – bigenitoriale, fondata sul matrimonio, con residenza comune, è certamente il modello di organizzazione più diffuso nel mondo occidentale sebbene non sia l’unico possibile.”

Questa è ancora la famiglia alla quale siamo automaticamente abituati a pensare, ma Lingiardi riporta che esistono molti e diversi tipi di famiglia. Per esempio: è famiglia una coppia non sposata, una coppia separata, una coppia con vedovanza; sono famiglia nonni, genitori e figli che condividono lo stesso tetto; è famiglia una coppia omosessuale, omogenitoriale, transgender; è famiglia un genitore solo con i suoi figli; un bambino con genitori biologici ma genitori sociali; una coppia che non ha figli; è famiglia una coppia i cui componenti scelgono di non vivere insieme; infine, si può considerare famiglia anche una comune.

Con l’emergere di nuovi tipi di famiglia sorgono anche nuovi bisogni e nuove domande a cui è necessario rispondere.

La prima questione riguarda la generatività. Essa coincide con il desiderio umano di lasciare un contributo tangibile nel corso della vita. Da questa parola derivano i termini “generosità” e “genitore”. Con “generatività”, però, non s’intende soltanto la procreazione, ma anche il prendersi cura delle generazioni future.

La seconda questione riguarda l’identità. La famiglia è il primo luogo da cui scaturisce il senso della propria identità: l’individuo dovrà poi affrancarsi. Ognuno di noi si colloca in un continuum fra l’appartenenza e la differenziazione dalla propria famiglia di origine. Tale continuum può essere piuttosto complesso se prendiamo in considerazione sistemi familiari diversi da quella tradizionale, quali sono le famiglie in cui sono presenti più di due persone che hanno contribuito alla nascita e/o alla crescita di un bambino; famiglie adottive e quelle affidatarie, famiglie ricomposte ecc. In tutti questi casi diventa difficile rispondere alle domande “Chi sono?”, “Da dove vengo?”, “A chi appartengo?”. Costruire una famiglia diversa per struttura dalla propria famiglia d’origine può anche essere causa di rotture rispetto alle aspettative familiari. È possibile crearsi una famiglia con un modello familiare diverso da quello dei propri genitori?

Questa riflessione porta su quello che in psicologia è chiamato “mandato familiare” e sul suo peso, inoltre, ci conduce alla terza questione: il trigenerazionale. Ogni famiglia è parte di un processo evolutivo con una sua storia pregressa. Prima di ogni famiglia, infatti, c’erano almeno altre due famiglie, cioè quelle originarie da cui provengono i membri della coppia. Ogni generazione familiare avrà regole, funzionamenti e ruoli che condizioneranno le generazioni successive. In ogni famiglia sono, perciò, trasmessi credenze e valori che diventano “regole” a cui ci si auspica ogni membro si attenga. L’individuo dovrà, poi, da adulto, trovare in sé le risorse per diventare sufficientemente autonomo dal proprio contesto familiare. Ecco, dunque, la domanda cruciale a cui ognuno è tenuto a rispondere: “Cosa scelgo di tenere e cosa decido di lasciare della mia storia passata per costruire la mia strada?”

Riportiamo adesso due esempi di organizzazione familiare piuttosto diversa da quella tradizionale:

Le famiglie queer. Il termine queer significa “strano” e ben descrive queste famiglie che non sono basate sui legami di sangue ma sulla volontà di stare insieme. Una famiglia queer nasce perché le persone scelgono di unirsi, attribuendosi dei ruoli (padre, madre, figlio, figlia) che sono svincolati da legami di consanguineità, anagrafici ecc.

Il secondo esempio riguarda le cosiddette mommunes. Si tratta nello specifico di madri single che scelgono di vivere assieme, creando a tutti gli effetti una sorta di famiglia, al fine di occuparsi in modo comunitario dei figli, dividendosi responsabilità, compiti, funzioni e spese.

Riferimento bibliografico:

Lingiardi, V., Nardelli, N. & Drescher, J., (2015), New Italian lesbian, gay and bisexual psychotherapy guidelines: a review, in «International Review of Psychiatry», vol. 27(5), pp. 405 – 415.